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Contatori Enel e fibra. Confartigianato scrive all’Autorità per l’Energia


In autunno parte il piano monstre di sostituzione dei contatori Enel (si chiamano Enel Open Meter). Sono interessate 32 milioni tra abitazioni ed aziende. L’investimento è stimato in 2,5 miliardi di euro che in definitiva saranno pagati dagli utenti, diluiti nelle bollette.

Si tratta di contatori intelligenti, naturalmente, che hanno tra le loro peculiarità salienti «il cambio di fornitura più veloce, la rilevazione dei dati ogni 15 minuti permettendo di avere un quadro aggiornato dei prelievi di energia giornalieri e dei comportamenti di consumo dei clienti, l’utilizzo del contatore come sensore di rete, il supporto alla ricerca dei guasti», scrive l’AGI.

Molti osservatori hanno associato la sostituzione dei contatori alla posa della fibra ottica che l’Enel sta già facendo attraverso la società Enel Open Fiber. O meglio: il cambio dei contatori è stato il pretesto per entrare nel mercato della fibra ottica con l’appoggio del Governo. Nella conferenza stampa del 27 giugno l’Enel ha nuovamente e seccamente smentito: «Questi contatori non c’entrano nulla con la banda larga».

Eppure c’è chi nutre preoccupazioni, non fosse altro per la posizione dominante di Enel ed anche perché l’ex monopolista si è riferito alla modalità FTTH (che significa far arrivare la fibra fin dentro le case). Confartigianato, per esempio, ha “preso carta e penna” e ha scritto all’Autorità per l’Energia (AEEGSI). Nel documento, firmato da Francesco Rotta, presidente Confartigianato Elettricisti, e da Claudio Pavan, presidente Confartigianato Antennisti, viene infatti manifestato un certo disagio a proposito della consultazione 267/2016/R/eel della stessa AEEGSI e in particolare della parte in cui si ipotizza il riposizionamento dei contatori all’interno delle abitazioni con modalità “invasive” anche con interventi edili seppur limitati (e chi dovrebbe farsi carico di questi costi?) e la contemporanea posa di fibra ottica senza considerare l’indirizzo normativo che prevede la predisposizione di una infrastruttura fisica multiservizio passiva (come invece stabilito dall’articolo 135 bis della Legge 164/2014). Tali ipotesi, si legge nel testo della Confartigianato, «appaiono prive di vantaggi per il cittadino, nonché per gli artigiani da noi rappresentati».

Quel che preoccupa seriamente la Confartigianato è il fatto che, qualora si avverassero le due ipotesi, verrebbero escluse le migliaia di imprese in possesso dei soli requisiti previsti dal DM 37/08 per la realizzazione di impianti radiotelevisivi, antenne ed impianti elettronici in genere. Tagliate fuori dalla grandissima opportunità di lavoro che si è spalancata per la categoria con l’avvento della Legge.

I due presidenti firmatari della missiva indirizzata alla AEEGSI ritengono invece «auspicabile una soluzione che, pur garantendo la possibilità di passare ad una misurazione dell’energia con sistemi smart metering 2G, non precluda l’opportunità per gli installatori di procedere alla realizzazione di infrastrutture fisiche multiservizio passive compresi gli impianti in fibra ottica con cavo multi fibra per assicurare agli utenti una vera libertà di scelta nel panorama dei servizi di comunicazione elettronica offerti sul territorio».

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